Vita salernitana 12 – 19 aprile 2019

(Fonte: www.giovanisalerno.it)

in primo piano:

venerdì 12 aprile dalle ore 10 presso l’Aula consiliare della Provincia di Salerno si terrà un dibattito pubblico sul tema della giustizia e della legalità che affiancherà la presentazione del libro “Diego Tajani. Un cambiamento atteso un secolo e i nodi irrisolti dell’Italia” scritto dal senatore Maurizio Mesoraca. L’ incontro, al quale interverrà anche il sottoscritto come relatore, rientra nell’ambito del Progetto nazionale “Università di Strada” ed è organizzato dalla Rete associativa nazionale Unieda e l’Università Popolare Interculturale prendenso come punto la figura di Diego Tajani, magistrato negli ultimi decenni del XIX secolo, uno dei primi politici italiani a denunciare la collusione tra la mafia e il potere politico che ebbe inizio con l’Unità d’Italia
Info: segreteria@upinterculturale.org

L’Università di Strada: una scommessa per l’educazione non formale

(Fonte: Portale Epale • ec.europa.eu)

L’UNIEDA, Unione Italiana di educazione degli adulti, ha organizzato dal 1 al 3 marzo 2019 a Reggello (FI), presso Casa Cares, un incontro di coordinamento per tutte le Federate che partecipano al progetto nazionale ‘L’Università di Strada’, per fare il punto sullo stato dell’arte.

La foresteria valdese, che si presenta come luogo molto suggestivo posto sulla sommità di una collina coltivata ad ulivi, ci ha ospitati in un ambiente familiare e accogliente, molto utile per discutere, riflettere e condividere il percorso iniziato con l’Università di Strada.
Per tre giorni, alternando gruppi di lavoro a riunioni collettive di riscontro, si è potuto comprendere come ogni federata ha intrapreso la progettazione e la realizzazione dei percorsi in-formativi sul proprio territorio.

Ma che cos’è l’Università di Strada? Innanzitutto è un progetto nazionale finanziato da Unieda e rivolto a tutte le sue federate, in quanto UNIEDA ha partecipato al Bando del Ministero del lavoro nell’ambito dei finanziamenti dedicati al Terzo Settore ed è rientrata tra i beneficiari.
L’Università di Strada nasce con un duplice intento: da un lato far conoscere la ricchezza di offerta formativa competente esistente sul territorio, dall’altro offrire opportunità di conoscenza ad un pubblico che, per vari motivi, si trova in una situazione di emarginazione.

Una recente ricerca Ocse-Piaac (Programme for International Assessment of Adult Competencies) ha messo in luce un problema che interessa un gran numero di cittadini italiani: l’analfabetismo funzionale. Sui 33 Paesi Ocse, l’Italia si piazza al 29esimo posto alla pari con la Spagna e prima di Turchia e Cile. Con il termine analfabetismo funzionale si indica l’incapacità di un individuo di usare in modo efficace le abilità di lettura, scrittura e calcolo nelle situazioni della vita quotidiana. Secondo gli studi del linguista Tullio De Mauro, l’unica possibilità per modificare un quadro così allarmante è quella di investire risorse nel futuro dei cittadini cambiando innanzitutto il modo di fare istruzione. Al centro dell’azione educativa va posto prima l’individuo con i suoi bisogni e le sue debolezze e poi i contenuti.
L’Italia è fanalino di coda tra i paesi dell’Ocse per quanto riguarda il long life learning, manca cioè la spinta istituzionale in grado di promuovere il proseguimento dello studio e dell’aggiornamento lungo tutto l’arco della vita. Il problema non è tanto legato alla necessità di una alfabetizzazione in senso stretto della popolazione, quanto piuttosto alla capacità di portare quest’ultima a padroneggiare il processo di acquisizione di informazioni e competenze per generare processi di comunicazione sociale, di benessere socio-economico e di accrescimento culturale.

In quest’ottica, il progetto ‘ l’Università di Strada’ intende offrire, in ambienti non formali, una serie di esperienze, conoscenze e competenze utili a raggiungere consapevolmente una cittadinanza attiva. L’Università di Strada è un modo per riavvicinare i cittadini al “piacere” di apprendere, di far parte di una comunità attraverso un percorso innovativo che va loro incontro senza pretendere che siano loro ad avvicinarsi ad istituzioni/enti/uffici spesso asettici e poco inclini ai bisogni di inclusione sociale, in quanto proiettati a fornire esclusivamente una formazione tradizionale di tipo formale. Ed è con questi presupposti che le federate intendono offrire ai cittadini degli incontri/laboratori utili ad iniziare una crescita in termini di conoscenze e competenze, a combattere l’isolamento sociale, per uscire dal quale è fondamentale aprirsi a nuove esperienze ed entrare in situazioni nuove.
La partecipazione libera e gratuita, i temi proposti di estrema attualità e un ambiente di tipo informale, sono tutti elementi che concorrono a suscitare perlomeno curiosità nei più scettici e quindi comunicazione. Il modello proposto è facilmente replicabile in qualsiasi contesto e si propone come un esempio di buone pratiche per iniziare un percorso utile ad affrontare il tema dell’analfabetismo sia funzionale che strutturale.

Un primo risultato atteso è la consapevolezza della necessità di stare al passo in una società in continua evoluzione, sia nel caso di persona in età lavorativa che non. Considerando che ciò che viene offerto può essere rappresentato da pillole di conoscenza, ecco allora che potranno nascere esigenze di approfondimento sia personale che in ambiente formale. Inoltre, in questo contesto, sono rilevanti le relazioni sociali di ciascun partecipante in quanto il passaparola è la modalità più garantita per il successo delle iniziative proposte. È esperienza di questi anni che la fascia di popolazione adulta trae un duplice vantaggio dalla frequentazione di corsi, workshop, appuntamenti culturali e/o formativi. Il primo è tipicamente di inclusione sociale: più parole si conoscono e più alta è la possibilità di migliorare la propria condizione socio-economica; il secondo riguarda un riscatto culturale, a volte anche scolastico, che viene affrontato superando un eventuale “danno educativo” subito; rappresenta una esperienza positiva dalla quale possono scaturire percorsi di apprendimento futuri e superiori.

Il progetto ‘L’Università di Strada’ intende mettere a sistema una diffusa rete collaborativa, con l’idea di diventare un servizio che rileva bisogni e risponde all’esigenza di innalzare culturalmente il contesto di vita dei partecipanti e dei luoghi in cui vivono. Non si può essere in qualche modo protagonisti nella società della conoscenza, senza pensare di imparare costantemente durante tutta la vita; in un mondo in cui l’unica cosa costante è il cambiamento, non solo è necessario costantemente imparare ma, soprattutto, imparare ad imparare. Va tenuto presente che le attività di apprendimento non formale vengono progettate per favorire la crescita e lo sviluppo personale, sociale e anche professionale dei partecipanti. L’apprendimento non formale utilizza metodi partecipativi, incentrati e modulati sulla base di chi apprende; dà risposte a precisi bisogni che mutano al cambiare dell’ambiente su cui si agisce.

risultati del seminario hanno messo in luce il gran numero di percorsi in-formativi messi in atto dalle federate che hanno aderito al progetto; si sono comunque evidenziate delle criticità che sono state superate grazie al contributo dei presenti in ciascun gruppo di lavoro.
Il prossimo appuntamento è stato fissato a Biella dal 17 al 19 maggio 2019 dove si trarranno le conclusioni di questa prima annualità nella speranza di poter mettere a sistema un modello che rappresenta uno strumento di coesione sociale oltre che di crescita culturale non fine a se stesa ma utile per una cittadinanza attiva.

Analfabetismo funzionale e Università di Strada

(Fonte: Portale Epale • ec.europa.eu)

Nel 21° secolo le competenze rappresentano degli elementi chiave per il benessere individuale e sociale oltre che per il successo economico. E’ evidente che l’odierna società richiede persone in grado di sviluppare abilità cognitive, socio-emozionali e specifiche per risolvere problemi complessi durante tutta la vita, per interagire efficacemente con gli altri e per garantire una corretta condivisione e utilizzo delle informazioni.

D’altro canto, educatori, insegnanti, tutor e anche i datori di lavoro hanno bisogno di supporti e incentivi per essere in grado di rispondere a questo bisogno. Un sistema educativo ben informato e reattivo nell’acquisizione di competenze è essenziale per incoraggiare la cittadinanza a diventare attiva, in grado di sviluppare le giuste capacità per un mondo che cambia. Senza un adeguato investimento in competenze, le persone rimangono ai margini della società, il progresso tecnologico non si traduce in crescita e i paesi non possono competere con economie sempre più basate sulla conoscenza. Quanto più i paesi si sforzano di raggiungere i massimi livelli di innovazione e competitività nelle loro economie, tanto più si devono impegnare affinché la popolazione raggiunga quel giusto mix di competenze in grado di assicurare la competitività in ogni campo.

Nel programma Horizon 2020, le strategie di apprendimento permanente enfatizzano lo sviluppo di abilità di base come l’alfabetizzazione, l’alfabetizzazione digitale e l’alfabetizzazione matematica, che consentono agli adulti di diventare individui attivi e produttivi nella società moderna. A questo proposito merita una riflessione il fenomeno dell’analfabetismo funzionale spesso sottovalutato e messo in luce dai risultati di un’indagine Inapp su dati Ocse-Piaac.  Vale a dire che un individuo, pur sapendo leggere, scrivere e far di conto, non possiede quelle competenze richieste in varie situazioni della vita quotidiana, lavorativa, relazionale, oppure legata ai linguaggi delle nuove tecnologie.

E’ stato rilevato che gli analfabeti funzionali faticano di più a trovare lavoro, svolgono lavori meno gratificanti, sono meno pagati, sono anche poco interessati a partecipare alle occasioni di formazione e aggiornamento per imparare qualcosa di nuovo. Queste considerazioni sono comuni in tutti i paesi partner e non solo.

Il sistema educativo è l’ ambito che determina la rappresentazione di un paese; se gli studenti non hanno la capacità di pensare, di mettersi in discussione e di affrontare delle sfide, sarà difficile raggiungere un’economia stabile e moderna.  L’apprendimento lungo tutto l’arco della vita rappresenta il superamento di una dimensione temporale definita che nel passato rappresentava, nell’esistenza di un soggetto, spesso l’unica porzione di vita dedicata all’apprendimento; oggi rappresenta l’unica via per combattere l’analfabetismo funzionale che può essere visto come: l’incapacità cognitiva di saper leggere e far di conto; di far fronte all’insieme di pratiche sociali e culturali che si svolgono in specifici contesti socio-economici, politici, culturali e linguistici; di saper sviluppare e utilizzare i propri punti di forza e le proprie competenze per raggiungere obiettivi individuali; di utilizzare lo strumento di riflessione e azione critica per un cambiamento nei processi sociali.

L’UNIEDA (Unione Nazionale Italiana per l’Educazione Degli Adulti), con l’approvazione del progetto L’Università di Strada da parte del Ministero del Lavoro, nell’ambito dei contributi per il terzo settore, ha dato l’opportunità alle sue federate di progettare e realizzare percorsi in-formativi in luoghi informali al fine di suscitare quel desiderio di cultura nelle persone con basse competenze che difficilmente sarebbero approdate all’interno di Istituzione preposte alla realizzazione di corsi e percorsi formativi. L’Associazione di promozione sociale Askii Brainery per l’educazione permanente di Udine, federata UNIEDA, ha promosso e sta ancora realizzando incontri in librerie, circoli associativi e bar dove le persone possono accedere liberamente e partecipare a percorsi su temi come l’uso consapevole delle app, l’educazione finanziaria come mezzo per evitare di essere truffati, riconoscere le fake news e ancora la conoscenza del proprio territorio attraverso miti e leggende; non mancano percorsi sul ben-essere della persona e sull’educazione alimentare.

Questo avvicinamento alla conoscenza ha lo scopo di suscitare curiosità e di conseguenza la necessità di approfondire aspetti che ciascuno ritiene importanti per la sua vita personale ma anche sociale. La finalità è dunque quella di risvegliare la voglia di imparare e convincere ad affrontare percorsi che dalle conoscenze porta all’acquisizione di competenze sempre più utili se non necessarie in questa nostra società, attraverso una didattica inclusiva che mette al centro dell’azione didattica non il programma bensì la persona con tutte le sue debolezze e stereotipi.

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